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12 | t. campanella |
molti buoni e perseguitati anche da savii principi per tal causa, come Tomaso, Anseilmo, Crisostomo, Atanasio, Stanislao, Lamberto, Laodislao ed altri. E solo in Roma, dopo che l’ebbero i papi, non trovo mártiri.
Ond’io seguo la ragion naturale appellando. Pur quando san Tomaso cantuariense fuggendo Pira del re inglese venne a Roma, trovò il sommo pontefice e li cardinali tanto mal informati contra lui che ci volle un pezzo a vedersi la sua innocenza, ed era pur santo arcivescovo. Or io m’imagino quanto mal informata è di me la corte romana, dove mai è comparso chi parlasse o scrivesse per me; e gli ufficiali reggii mandâro — e scrissero e vennero — don Gioanni Sances che mi fece aver l’orrendo tormento della veglia nel ritorno. Però pensi Vostra Beatitudine che può esser in Roma error grande contra me, afflitto di tanta potenza: ed è necessario ch’io venga a Roma «ut agnoscas ovem tuam». Dunque io non consentirò a giudicio alcuno, ché per san Tomaso non son obligato ad obedienza indiscreta «ubi non sunt aequa iura»; e morirò martire per difender li canoni: ch’indefenso in man della parte «nemo debet iudicari», In Clementinis [decretalibus], De sententia et re indicata canon pastoralls; e De foro competenti: il clerico non deve dir causa in carcere secolare di nemico etc. elicitive etc.
Se non ho canoni, questo è de iure naturae, contra il qual non posso esser astretto; poiché io vedo tanta sete del mio sangue, ch’avendo io proposto al viceré dopo cinque mesi di stento — ch’il capitano chi mi tiene in fossa, è amico delli nemici e non mi lassa respirare, né che possa al viceré avvisare, né veder aria né chiesa né sacerdoti, e poi va dicendo ch’io non voglio esser cristiano — di far cose mirabili ch’importano piú che tre regni, come questo, in servizio del re — e piú farei per Vostra Beatitudine, li quali capi mi protesto vengano a lei con l’appendici — e con aver parola dal cielo, pur non mi vuol ascoltar il principe né cavar di questa fossa orrenda né darmi da scrivere quelle cose né di defendermi. Ma voleno ch’io parli quando essi vogliono, quel