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lettere 139

credono uccellar ogni argomento. Nella seconda parte della Metafisica mia io trovai che il consenso e mutuo contatto degli enti che compongon l’animale mondiale, proibisce la divisione di quello e per conseguenza il vacuo: e ciò per natura, non per violenza che manifestamente lo dá, come per violenza ogni animale si sega. Dissi pur quivi e nel primo De sensu rerum, che lo spazio universale, base dell’essere di tutti enti, ebbe potenza, senso ed amore della propria conservazione, e lui medesimo abborrendo di star vacante attrae: il perché e ’l come in questi libri sta scritto, e provato che la violenza ammette il vacuo. Secondo, scrissi quivi e nel primo della Filosofia che lo spazio universale, in cui è fondato l’universo, è immobile longo, largo e profondo, a nullo ente contrario, atto a ricever tutti corpi lunghi, larghi e profondi; e che da quelli è penetrato corporalmente e lui penetra quelli incorporalmente; e che entra nella composizion delle cose e piú delle rare, come base d’essere e non come parte immanente e mobile con l’altre sode.

Vedo che questo amico non ha letto l’opinioni di Leucippo e di Democrito e d’Epicuro appo Plutarco e Laerzio e Galeno [in] De historia philosophica ed Aristotile in molti luoghi, perch’averia inteso come Ierone sequendo quelle opinioni interpose il vacuo nei corpi; e come questo vacuo non è mobile ma lo stesso spazio immobile, e che non intra ed esce dal vaso ma è intrinseco al vaso, o stia o movasi: e dovunque è il vaso, viene dallo spazio penetrato incorporalmente. E se quelli no ’l dicessero, corre per Lucrezio si conosce in tutti i suoi libri, e piú nel primo e secondo, la natura tutta lo mostra: però dico che senza filosofi e senza filosofare dice che lo vacuo entra nel vaso o entrarla secondo Ierone; ma peggio dice quando dice ch’è niente e che non si dá penitus. Ma non sa rispondere perché, sendo succhiata l’aria, tira il vaso il labro a sé per empirsi: e cosí nelli mantici elevati donde pria fu l’aria spremuta, e nelli schizzatoi tirando lo stecco dopo che sia otturato il pertugio, e nelle ventose che tirano la carne per empirsi — certo se non fossero vacue, in parte, non tirariano.