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lettere 135

come spero, assicurato piú me stesso e tutti gli uomini delle veritá cristiane e della testimonianza apostolica, e vendicato il cristianesmo e liberato quasi dal macchiavellismo e dall’infiniti dubbii che pungeno li cuori umani in questo secolo oscuro dove tutti filosofi e sofisti, religione, empietá e superstizione hanno equal regno e paion d’un colore. Tanto ch’al Boccaccio par che non si possa discernere per sillogismo qual sia piú vera legge tra la cristiana e la macometana ed ebraica; e tutti scrittori vacillano sopra l’empietá aristoteliche; e le scole parlano con dubio e mussitando: e di questo Vostra Signoria n’averá qualche saggio nel libro intitulato all’angelo mio, ché la forza sua si vedrá nella Metafisica.

Per tanto segua Vostra Signoria a favorirmi, ch’io rassicuro che favorisce la causa di Dio. Duoleme che fui scelerato peccatore del mondo e ch’abusai gli ammirabili doni del Creatore; e però come servo e contumace m’ha fatto suo per tanti flaggelli. Io non li voglio dire quel di Salomone: «vidi iustos quibus mala proveniunt tanquam opera egerint impiorum, malos autem qui ita securi sunt ac si bene egissent», perché io non mi conosco giusto; ma ben l’assicuro coram Deo che io non sono eretico né ribello, e che mai per ostinata volontá ho errato, quantunque il poco intelletto mi avesse trasportato fuor di strada: il che non credo. Perdonimi ch’io non son cortegiano, e non so con che titoli si scrive a Vostra Signoria né come si parla, ché son otto anni che non parlo in lingua mia né con persona del mondo a senno. Però gradisca con alto animo quel che la mia bassezza fa in ringraziarla e pregarla che mi faccia venire alla luce che il Padre celeste spande sopra i buoni ed i mali, ed io solo che tanto investigai il cielo, ne son privo tanto ch’invidio alle mosche ed a serpi questa mirabile grazia, e veramente di divinitá apparenza mirabilissima.

E s’io vaglio a qualche cosa, m’offero con quella prontezza grata che si deve a tanta beneficienza da chi non volgarmente ha le virtú cercato filosofando in fatti ed in parole. La supplico ch’aiuti l’angelo mio in questo, e veda «ne angelus regni persarum resistat illi quadraginta diebus etc.», perché sto quasi