perciocché era di capriccioso e destrissimo ingegno, si mise ad intagliar noccioli di pesche, i quali sì bene e con tanta pazienza lavorò, che fu cosa singolare e maravigliosa il vederli, non solamente per la sottilità del lavoro, ma per la sveltezza delle figurine che in quegli faceva, e per la delicatissima maniera del compartirle. E certamente era un miracolo veder in su un nocciolo così piccolo tutta la passione di Cristo, fatta con bellissimo intaglio, con una infinità di persone, oltre i crocifissori e gli apostoli. Questa cosa le diede animo, dovendosi far l’ornamento delle tre porte della prima facciata di San Petronio tutta a figure di marmo, che ella per mezzo del marito chiedesse agli operai (fabbriccieri) una parte di quel lavoro, i quali di ciò furono contentissimi ogni volta ch’ella facesse veder loro qualche opera di marmo condotta di sua mano. Ond’ella subito fece al conte Alessandro de’ Peppoli un ritratto di finissimo marmo, dov’era il conte Guido suo padre di naturale; la qual cosa piacque infinitamente, non solo a coloro, ma a tutta quella città; e perciò gli operai non mancarono di allogarle una parte di quel lavoro, nel quale ella finì, con grandissima maraviglia di tutta Bologna, un leggiadrissimo quadro, dove (perciocché in quel tempo la misera donna era innamoratissima d’un bel giovine, il quale pareva che poco di lei si curasse) fece la moglie del maestro di casa di Faraone che, innamoratasi di Giuseppe, quasi disperata del tanto pregarlo, all’ultimo gli toglie la veste d’attorno con una donnesca grazia e più che mirabile. Fu questa opera da tutti reputata bellissima, ed a lei di gran soddisfazione, parendole con questa figura del vecchio Testamento avere isfogato in parte l’ardentissima sua