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252 Donne illustri.


secolo XVIII. Passò poi nel convento delle agostiniane inglesi della via Fossés Saint-Victor, e vi restò tre anni.

Ebbe colà un accesso di devozione, di cui presto guarì. Nel 1820 tornò a Nohant. Morta l’avola alla fine dell’anno seguente, ella andò a stare con la madre, ma non se la dicevano troppo.

Nel 1822 ella sposò il signor Dudevant, figlio di un antico ufficiale barone dell’impero. Ne ebbe due figli, Maurizio e Solange.

Discordando col marito che non intendeva il genio e sospettava senza ragione della fede di lei, ella andò a stare a Parigi, senz’altra compagnia che quella della figlia e con animo di vivere della penna. Non cavò gran profitto dal tradurre e da vari lavorii in cui riusciva il suo versatile ingegno: far ritratti alla matita ed all’acquarello, e paesi ed augelli sopra tabacchiere, e portasigari di legno di Spa. Pensò di scriver di suo — far romanzi, a cui la ricca e fervida fantasia la concitava. — I suoi saggi trovarono dapprima giudici severi o indifferenti; ma poi si abbattè in un fautore simpatico; nel romanziere Delatouche. Ella scrisse nel Figaro, ma approdava poco. Allora, avendo fatto compagnia con Jules Sandeau, compose con lui un romanzo Bianche et Rose, e di consiglio del Delatouche sincopando il casato di Sandeau, fu firmato Jules Sand. Ne impresero un altro: Indiana: e il Sandeau tardando a far la sua parte ella lo dettò tutto intero, ed egli, per delicatezza, non volle firmarlo. Onde convenne variare la firma e Delatouche, prendendo il nome del santo del giorno, battezzò la nuova autrice George Sand.