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Bianca Maria Sforza. 237


terra. Dipoi ella rattestò i Cremonesi, li rianimò a ripigliare la pugna e fe’ si duro e lungo contrasto ai nemici che giunti nuovi aiuti ebbe intera vittoria.

Lo Sforza assunse poi insieme alla moglie le insegne ducali nella Cattedrale milanese ed altresì partì con lei le cure di Stato. Quando nelle assidue guerre che ebbe a sostenere, andava al campo, Bianca reggeva in sua vece; ed in una grave occasione sostenne anche il governo della Marca d’Ancona. Ella si dimostrò accortissima e prudente alla morte del marito. — I sudditi erano inquieti e torbidi; la fazione repubblicana levava il capo; i nemici esterni stavano spiando il destro di spogliare il ducato di parecchie città; bene le milizie erano agguerrite; ma i capitani mal fidi — il figlio Galeazzo lontano: trovavasi in Francia — e con la subita successione non poteva tenere in fede i popoli. Ma appena il duca era spirato, Maria, vinto il suo alto dolore, convocò di notte il Senato ed i più ricchi e qualificati cittadini, e con la parola commossa, ma animosa e forte, ottenne che si giurasse omaggio al suo figlio. Spedì a tutti i principi italiani la nuova del marito spento e del figlio in possesso. Poi fece illustri esequie al defunto. Sebbene straziata dal dolore stette sempre vicino al feretro a vegliarlo, e il terzo dì lo fe’ tumulare nella Cattedrale, ponendogli al fianco, continua il Sacchi, quella spada con cui aveva raccolta tanta gloria.

Dodici giorni dopo la morte del padre giunse a Milano Galeazzo Maria (1466) ed ella il collocò sul seggio che gli aveva serbato. Per alcun tempo resse con lui, tantoché si coniarono monete co’ loro nomi congiunti. Essa gli procurò