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Cristina Trivulio Beigioioso. 221


Gloricia ariostesca, disegna in terra una nave, e la fa levare, nella più splendida pompa e gloria a’ suoi incanti.

Uno dei punti che l’autrice aveva naturalmente a porre in rilievo si erano i parallelismi della politica francese-sabauda. Ella non vi ha rimesso nulla della sua sagacia, nè della sua indipendenza, per l’affetto ch’ella professa al paese che le ha dato la gloriosa naturalità delle lettere. Esaltando la gran mente di Enrico IV, ella biasima acerbamente Richelieu, che si mostrò meschinamente invido ed oppressivo in Piemonte; giudica bene e male Luigi XIV, secondo che bene o male si condusse con noi e mostra in tutto un animo italiano, non pregiudicato, ma sincero e inflessibile. L’assedio di Torino è narrato da lei con l’affetto che si farebbe l’assedio di Roma o di Venezia ai dì nostri: ed ella saluta con gioia la sconfitta dell’armi francesi; ma con delicatezza e finezza femminile spiega il loro sgomento in un modo che lascia intatta la degna e giusta fama del loro valore. Abbondano le pagine di finezza donnesca e di senno virile; doti assai dispari, e non facili a rinvenirsi neppure in grandi ingegni di donne, che, filosofando, echeggiano le dottrine di uomini ampollosi e mediocri.»

Secondo Balzac, ella fu il modello dello Stendhal, Enrico Beyle, per la duchessa di San Severino nella Chartreuse de Parme.

Morì il 5 luglio 1871.