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14 Donne illustri


studî, da quella Marchesa, che non capiva ed esponeva ben Newton, che appoggiata all’amante, e finito di capirlo, mutava amori. Gaetana Agnesi, disposta sempre alla religione, stette al secolo per non ispiacere al padre, ch’ella teneramente amava; ma già tra le conversazioni fioritissime di letterati e d’artisti, dove la minor sorella, donna Maria Teresa, splendeva per l’ingegno musicale, ella trovava luogo alle più mirabili carità della vita ascetica e cristiana: siccome quella che in istanze romite della sua casa accoglieva infermi e gli assisteva con le sue mani, non ischifando le membra dolorose e piagate: preludio all’esercizio di medica dell’anima e d’infermiera ch’ella fece per molti anni nel luogo Pio Trivulzi, in quel tempo fondato. Non sappiamo se, come il beato Giovanni Colombini, invece del povero Lazzaro ulcerato, che avea raccolto ed adagiato nel letto, non trovasse più altro, andando a rivedere i suoi malati, che una fragranza di Paradiso. — Il malato era il Signore che s’era trasfigurato per provare il suo santo. — Ma ella trovava Cristo nel suo cuore e si afforzava nella virtù, non solo vincendo lo stomaco di schifosi morbi, ma sopportando in pace le impazienze e le ingratitudini degl’infermi.

Questo carattere pio dell’Agnesi era da notare singolarmente, perchè ella visse nel secolo dell’incredulità, essendo nata il 16 maggio del 1768, un anno dopo d’Alembert, matematico scredente, grande enciclopedista, e morta il 9 gennaio del 1799, ventun’anno dopo Voltaire, quando i principî seminati da lui trionfavano pienamente. Non diremo che la pietà non possa stare con la geometria; diffatti Newton commentò l’Apocalisse; Leibnitz scrisse la Teodicea e ai nostri