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derle lungamente sereno: se non che Lodovico il Moro agognava le bellezze di lei e la potenza del nipote; e respinto da lei, si ristorò studiandosi con tutti i modi di ammaliare e annullare Giovanni Galeazzo. — Anche Beatrice d’Este, sposa a Lodovico, concorse poi ad aspreggiarle la vita. Isabella si consolava nell’amore che portava al marito e nei figli avuti con lui, un maschio e due bambine. Al suo primogenito apparteneva la contea di Pavia, e Lodovico la voleva per un figlio natogli da Beatrice. Isabella ricorse per consiglio ed aiuto al padre. Lodovico cercò d’addormentare la corte di Napoli, e intanto tramò la discesa di Carlo VIII in Italia, facendola serva per soppiantare il nipote nel ducato. Ad agevolarsi la via lo avvelenò. Isabella rifuggì nel castello di Milano; ma vessata da Lodovico, commise incautamente il proprio figlio alla fede di Francia, e quel re lo fece monaco col titolo di abate di Noirmontier (e morì di una caduta da cavallo). Ella si trasferì a Napoli con le due figlie Bona e Ippolita. Privata quasi nel medesimo tempo del padre, del fratello, dello sposo, dello Stato e del figlio, si ritrovava (secondo un biografo) in Sicilia presso lo zio Federigo ad accrescere il lutto di que’ giorni, in cui questi fu spogliato del regno dalla perfidia di Ferdinando il Cattolico, che lo divise con Lodovico XII. Per sodarle la dote, il Moro, fuggendo nel 1499 in Germania, le avea dovuto cedere il ducato di Bari, ed ella lo godè a tutta sua vita, accrescendolo poi col principato di Rossano e coi contadi di Borello, Rosarno e Longobucco, di cui nel 1487 il Moro era stato investito dal re Ferdinando. Nel 1519 ella intraprese un viaggio a Roma per visitare i luoghi santi, con un seguito di