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Caterina Bon-Brenzoni. | 169 |
A noi d’udirti la dolcezza, hai tolto
Tanti allori al tuo crin? — Forse il desio
Che il cor ti punse sin dagli anni primi
Inesaudito cadde?... Ah no! Tu ’l sai,
Che questa, «ospizio delle Muse antico»,
Patria sì cara, de* suoi vati al sacro
Drappel t’aggiunse in fin d’allor che presi
Dal nome tuo gli auspicii avventurati
L’Itala poesia spiegò le penne
Pei non tocchi sentier che Tu le apristi,
Quando Te salutar l’Alpi ed il mare
Signor dei canti dell’età novella.
Deh, non celarti a Te medesmo, e il caro
Vanto d’esser conforto a tanta madre
Deh non t’invidiar! — Perchè ti taci?
Se t’agitano il petto occulti affanni,
Ah Tu ’l sai ch’è il dolor nostro retaggio,
E che la mano del Signor s’aggreva
Sui più cari sovente, e ch’Ei misura
Col soccorso l’angoscia! — E Tu l’hai detto,
Tu di Cristo nudrito all’alta scola!...
Perchè ti taci? — del silenzio lungo
L’ineffabil cagion (deh! Tu perdona)
Dall’alta anima tua tralucer parmi.
Che sì eccelso, cred’io, ponesti il segno
A cui tu pensi erger si debba il canto,
Che agl’impeti del core, agli ardimenti
Del pensier,’ sempre t’avverrà che torni
Dissimil troppo la parola.... allora
Tu l’arcano rapir dei lor linguaggi
Agli spirti vorresti: allor d’innanzi
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