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168 | Donne illustri. |
fervide preci al Signore aveva sempre posto quella d’essere serbata in conoscenza di sè all’ultim’ora.... Poveretta! era esaudita fino nell’ultimo istante.... Batteva l’ora quinta del pomeriggio.... Ella inclinò dolcemente il capo, e senza agonia spirò.»
Ella fece un nobilissimo testamento non compito ancora il suo trentasettesimo anno. Provveduto convenevolmente alla sua buona madre, lasciò un quarto delle sue facoltà al marito; il resto da costituirsi in perpetuo in capitali fruttanti a sussidio dei poveri di Verona.
Il conte Paolo Brenzoni, suo marito, le ha elevato un piccolo, ma elegantissimo monumento sopra una collina nella sua tenuta di Sant’Ambrogio in Val Policella, ove ha innalzato dai fondamenti un istituto di educazione per quegli scalpellini che lavorano ai ricchi marmi di quelle cave. Questa scuola ha già cominciato a dare ottimi frutti, e all’ultima esposizione lassù furono ammirati bellissimi lavori che provano come quei poveri operai possano diventare artisti, e forse qualcuno per questa opera si farà grande, come è già avvenuto del Fraccaroli, per cura specialmente del padre Cesari.
A saggio del poetare della Bon-Brenzoni diamo la fine di un suo carme al Manzoni (1855), dove si duole del suo silenzio:
Or da lunghi anni la tua Musa tace....
Come? Perchè? deh! se trovar può scusa
l’audace inchiesta presso il cor gentile,
Dimm perchè sì lungamente hai tolto