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144 | Donne Illustri. |
cose degne di ogni maggior letterato; onde, arrivata al fiore dell’età e accompagnando alla sapienza e virtù sua un’esquisita delicatezza di maniere e di costumi, s’acquistò il nome di compitissima sopra ogni altra donna del tempo suo.
Compariva con tanta leggiadria in pubblico e con tanta venustà ed affabilità d’aspetto, che, aggiungendovisi la pompa e l’ornamento degli abiti elegantissimi, pareva non potersi ritrovare cosa nè più pulita, nè più gentile di lei. Toccava gl’istrumenti musicali con dolcezza tale, e maneggiava la voce cantando così soavemente, che i primi professori ne restavano maravigliati. Parlava con grazia ed eleganza rarissima così, che, o scherzando, o trattando davvero, allettava e rapiva, come un’altra Cleopatra, gli animi degli ascoltanti; e non mancavano nel volto suo, sempre vago e giocondo, quelle grazie maggiori che, per lusingargli occhi degli uomini, sogliono essere desiderate. Onde non debbe esser maraviglia s’ella abbia avuto tanta copia di amanti, e particolarmente tra’ poeti, i quali, a guisa di veltri affamati seguitandola, a colpi di sonetti e di canzoni si sforzavano di atterrarla, non senza gusto di lei, che, compiacendosi della sua bellezza e di essere vagheggiata, nutriva con vari artifizi l’affetto de’ suoi divoti, e rendeva molte volte, poetando, co’ favori della poesia, anche in contraccambio degli amori, i complimenti loro. — Si ricordano fra gli amici più stretti di costei i nomi di Giulio Camillo, di Francesco Maria Molza, d’Ippolito de’ Medici, cardinale, di Ercole Bentivoglio, di Lattanzio Benucci, di Benedetto Varchi, di Bernardo Tasso e d’altri molti valorosi poeti; ma più di tutti vissero mortalmente innamorati di lei Muzio e Pietro Manelli, del quale ella cantò in quel sonetto: