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138 Donne illustri.


i discorsi più ingegnosi di Lamartine e di Hugo, e a competere in fatto di gusto con le più capricciose signore. — Ella era bellissima, e questa è forse la principal ragione di quella sua femineità, che si suol perdere tra la polvere dei libri, nell’aer greve dei circoli dei riformisti o nell’abbandono delle passioni colpevoli. La donna non cerca di trasformarsi se non quando le doti naturali non rispondono ai suoi aneliti di fare spicco e di signoreggiare gli animi. — La Girardin, ricca d’ingegno e di avvenenza, non avea che a restare nella sua naturalezza e spontaneità per essere riconosciuta e salutata regina.

Ella nacque nel 18o5 a Aix-la-Chapelle da Sofia Gay, poetessa di qualche nome. Delfina, così si chiamò, eredò da lei l’ingegno poetico, ma cresciuto a mille doppi. La madre, buona e affettuosa, non temè di eclissarsi nella maggior luce della figlia; sibbene la educò ed ammaestrò con amore, e la fece entrare giovanissima nella via delle lettere e della fama. A diciassette anni Delfina mandò all’Academia Francese un poemetto in lode delle suore di Santa Camilla, che nell’epidemia di Barcellona s’erano segnalate per zelo e spirito di sagrifizio. Piacque senza-fine e creò meraviglia; i suoi trionfi erano grandi massime quando ella leggeva, bianco-vestita, con le chiome aurate, lo sguardo affascinante e l’ispirazione d’una Musa. I motivi dell’ispirazione abbondavano. La morte di Napoleone, che espiava una vita straordinariamente grande mescolata di molto male: la morte del generale Foy, che rappresentava l’idea della libertà trionfante sopra il dispotismo militare e il fanatismo borbonico; l’insurrezione della Grecia, che apriva il periodo delle rivendicazioni