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132 Donne illustri.


all’ira contro i tiranni della Francia, che avean fatto zimbello della libertà, e trovò parole incancellabili per suggellarli d’infamia. Scrisse le sue Memorie in ventidue giorni; e se l’esempio di Rousseau la trasse ad alcuni ignudi d’animo e di vita che in persona men casta sarebbero uno stomachevole cinismo, lo spettacolo di uno spirito di donna che rifiuta di scampare dal carcere per non far male a’ suoi custodi, che non accetta la generosa offerta di Enrichetta Cannet di pigliare il suo posto, che scherza con la morte e lotta con gli omicidi, che non pensa a sè, ma al marito profugo, agli amici in pericolo, alla Francia che prevede già presta a passare dalle convulsioni dell’anarchia nel letargo del despotismo; questo spettacolo manda in dileguo ogni trista impressione e commuove ed esalta. I teneri della fama di lei e gelosi della purezza degli eroismi della rivoluzione, vorrebbero tener per apocrife le Memorie, come altri prima vollero mutilarle; ma l’autenticità è fuor di dubbio, e il loro carattere intrinseco smentisce ogni contraffazione. Le dispute se ella amasse castamente il bel Barbaroux o Buzot sono finite, dacché nel 1863 si trovò il ritratto ond’ella si consolava nella sua prigionia con scrittovi intorno l’elogio di Buzot, e quattro lettere di lei a lui, ove con misto sublime di tenerezza femminile, di virtù stoica confessa il suo amore, e si rallegra della prigione che le fa conciliare l’amore e il dovere.

Il 22 giugno gli scriveva:

«Io ho il mio Thompson (m’è caro per più conti) Shaftesbury, un dizionario inglese, Tacito e Plutarco; io qui fo la vita che io faceva a casa nel mio studio, all’albergo o