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Caterina Cornaro. 101


Il Predari, che ne tratteggiò la vita, cita un sonetto che, secondo alcuni, ella indirizzò ad un gentiluomo veneziano, del quale era fortemente innamorata. Il Carrer tocca delle voci corse dei suoi amori con Pandolfo Malatesta, il quale, ceduto Rimini alla Repubblica, ne avea avuto in cambio il castello di Cittadella, e pertanto le era vicino. Ma pare più vero che egli amoreggiasse con una cameriera di lei per nome Fiammetta. Veramente la Cornaro, così bella, anche matura, come appare dal ritratto che diamo da quello del Tiziano, visse in casta vedovanza, sempre vestita a nero, campeggiando tra quelle nere spoglie il candore delle carni (Ridolfi) e secondo il grazioso costume delle veneziane, senza affettata ritrosia o noioso pinzocherume; ben diversa da quell’altra figlia della Repubblica, che morì granduchessa, ma con nome macchiato.