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DI ANACREONTE 57

Così dicendo, il crudo
     In man l’arco riprende,
     E ratto il nervo tende,
     Vibra l’acuto stral.

M’entra nel petto acerba
     La punta e il cor divide,
     Egli saltella e ride;
     Poi dice volto a me:
Godi, che il nervo e l’arco
     È sano, ospite pio;
     Ma come l’arco mio
     Sano il tuo cor non è.

C.


SOPRA SÈ STESSO


Sul verde trifoglio
     Sedendo fra tenere
     Mortelle ben voglio;
     E il figlio di Venere
     In veste che sorga
     Leggiadra sugli omeri
     La tazza mi porga.

L’etate si volve
     Qual rota fugace,
     E l’uom poca polve
     Fra breve si giace,
     O poche arid’ossa
     Che asconde nell’orrido
     Suo ventre la fossa.