Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/42

terno profetava, non accennò da bel principio alla madre l’unico luogo, in cui lo potea partorire. Artifizio del poeta sembrami questo, che per tal modo ha potuto comporre una macchina, e spargere di vaghissime immagini una favola per sè medesima la più sterile di tutte. Quel peregrinaggio, e quella incertezza di Latona formano appunto il nodo del dramma, che tale si può chiamare questa favola. Perlochè giudiziosamente il poeta ha taciuto per tutto l’inno questa consanguinità; attenendosi forse ancora a qualche altra teogonia a noi ignota. Virgilio si è sovente arricchito delle spoglie de’ tragici, e Callimaco di quelle dei comici non solo nella condotta delle sue poesie, ma talvolta ancora nell’espressioni, e in un certo stile familiare.

(2) Questa fantasia di adunare le isole nella reggia di Teti prepara assai opportunamente la fuga delle regioni, alle quali Latona si avvicina.

(3) Eubea era famosa per le sue acque termali.

(4) La lezione qui ricevuta dal Brunck è forse la più elegante; ma l’altra seguita dall’Ernesti fornisce un miglior senso; e fuorchè in questo luogo mi sono sempre attenuto alla recensione di Brunck.

(5) I Telchini, popoli di Candia, o di Rodi, o di Cipro, furono i primi fabbri del ferro e dell’acciajo.

(6) Efira, o sia Corinto.

(7) Sunio, promontorio dell’Attica.

(8) L’isola di Samo fu prima detta Partenia, perchè in essa Giunone fu educata, e