Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/211

     Che a lui sì disse: o belva
     Peggior di tutte quante,
     Tu quel fianco offendesti?
     Tu il mio garzon piagasti?
     La fera allor rispose:
     Tel giuro; Citerea,
     Per te, pel tuo consorte,
     Per questi lacci miei,
     Per questi cacciatori,
     Io già non volli offesa
     Fare al tuo vago sposo:
     Ma stavalo guatando
     Qual dilettoso obbietto;
     Nè sofferendo il foco,
     Fui da furore insano
     Spinto a baciargli il fianco.
     Ciò fu la mia sciagura.
     Tu questi denti or prendi,
     Questi punisci, e tronca.
     A che soverchie porto
     Innamorate zanne?
     Di ciò se non sei paga,
     Ecco le labbra ancora.
Pietà Ciprigna n’ebbe,
     E di snodargli i lacci
     Agli Amorini impose.
     Egli d’allora innanzi
     Seguace della Dea
     Non ritornò più al bosco,
     E se n’andò sul foco
     Ad abbruciarsi i denti.


FINE DEGLI IDILLI DI TEOCRITO.