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Per Teugenide avente i piè leggiadri;
Tanto è pronta al lavoro, e tanto apprezza
Quel che apprezzan le sagge. E ben mi stava
Fisso nel cuor di non donar te nata
Nel mio paese a pigra casa, e ignava.
Sì, tua patria quella è che Archìa d’Efira,
Eresse un dì, città d’uomini prodi,
Midollo ver dell’Isola Trinacria.
Or in casa d’un uom, che molte seppe
Ritrovar medicine salutari
A disgombrar da’ corpi i tristi morbi,
Abiterai l’amabile Mileto
In mezzo a’ Gionj, onde nel patrio suolo
Teugenide per rocca in pregio ascenda,
E tu mai sempre in mente le rappelli.
Il buon ospite suo de’ versi amante.
E dirà alcun quando ti veggia: È questo
Un gran favore in picciol don; ma tutto
Quel che vien dagli amici è d’onor degno
GLI AMORI
Idillio XXIX
La verità è nel vin, dice il proverbio,
Garzon mio caro; e noi or che siam ebbri,
Veraci esser dobbiamo. Io vo’ scoprirti
Quel che ascoso ho in un angolo del petto.
Tu me di tutto cor non mai volesti
Amare; il so. Quella metà di vita,
Che mi riman, de’ tuoi sembianti vive;
Il resto dileguò. Se tu volessi,
Trar potrei giorni uguali a quei de’ Numi;
Se tu nol vuoi, per me la luce è spenta.
Ti par ben fatto il contristar chi t’ama?
Meglio t’andria fanciul, se a me più grande