Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/199

     Le agnelle. Ivi nessun fra tanti stava
     Inoperoso, e pigro attorno ai buoi.
     Altri a’ piedi acconciava delle vacche
     Con ben incise cinghie le pastoje
     E stando loro al fianco le mungea.
     Altri alle care madri i cari parti
     Sottoponea a poppare il dolce latte,
     Ond’avean colmo il seno. Altri la secchia
     Teneva; altri addensava il pingue cacio,
     Altri i tori partiva dalle vacche.
     Augea per ogni stalla iva osservando
     Qual guadagno gli avessero i pastori
     Accumulato; e visitando attorno
     Sue gran dovizie avea seguaci il figlio,
     E il saggio Alcide. Questi avente in petto
     Un infrangibil cor, costante e saldo,
     Pur da stupor commosso era in mirando
     Quell’infinito popolo di buoi;
     Che nessun dire, o immaginar sapría,
     Che tanti un sol n’avesse, e neppur dieci
     Re di quanti mai v’han più ricchi in mandre.
     Il Sole al figlio suo fe’ don sì raro,
     Che in greggi oltrepassasse ogni mortale.
     Ei stesso gli cresceva ognor gli armenti;
     Poichè non infestavagli alcun morbo
     De’ rustici lavor distruggitore.
     Ma sempre più e più cornute vacche,
     E migliori nascevan d’anno in anno.
     Figliavan tutte quante a meraviglia,
     E di femminea prole eran feconde.
     Con loro in branco ivan trecento buoi
     Di bianche cosce, e curve corna, ed altri
     Dugento rossi, e montator già franchi.
     Oltre a questi vagavan dodici altri,
     Al Sole sacri, e bianchi al par de’ cigni,
     Che fra tutto l’armento erano i primi.