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Avean per lunghe età le cinghie sciolte.
Come con lancia in resta, e il tergo ascoso
Sotto lo scudo venir dessi a fronte,
E sostener la panta delle spade,
Dispor le schiere, e disegnar gli aguati,
Affrontare i nemici, e comandare
I soldati a cavallo, appien mostrògli
Il cavalcante Castore, che venne
D’Argo fuggiasco, posciachè Tideo
Quel di viti fecondo equestre suolo
Tutto da Adrasto in suo retaggio ottenne.
A Castore non v’ebbe infra gli eroi
Guerrier simil, pria che la vecchia etade
Sua gioventù lograsse. In cotal guisa
Ammaestrò la cara madre Alcide.
Vicino al padre d’un lion la spoglia
A lui molto gradita era suo letto.
Eran suo pranzo arroste carni, e un grosso
Pan doriese entro un canestro, tale,
Che a satollare un zappator bastava.
Ma scarsa era la cena, e senza foco.
Vestiva disadorno a mezza gamba.
Manca il fine di quest’Idillio.
ERCOLE UCCISOR DEL LEONE,
OVVERO LA RICCHEZZA D’AUGEA
Idillio XXV
Manca il principio.
Il buon vecchio bifolco allor dismessa
L’opra, che avea alle man, così parlògli:
Ben volentieri, o peregrin, di quanto
Chiedi contezza io ti darò; chè troppo
Le gravi ire pavento di Mercurio