Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/182

     In atto di dar pugni, a chi t’è incontro
     O pontandogli il piè contro lo stinco.
     Guatalo fiso, e fa dell’arte prova.
polluce
Con chi degg’io provar le mani e i cesti?
amico
Vicin tel vedi; e non avrai da fare
     Con qualche femminuccia.
polluce
                                        E qual è il premio
     Fissato alla tenzone?
amico
                                        Io sarò tuo,
     Tu mio, s’io vincerò.
polluce
                                        Tai son le zuffe
     Che fan gli uccelli dalla cresta rossa.
amico
O uccelli rassembriamo, o pur leoni
     Non vo’, che si combatta ad altro prezzo.
Disse; e postosi al labbro un cavo nicchio
     Mugghiar Amico udissi. Al fier rimbombo
     Sotto platano ombroso i ben chiomati
     Bebrici s’assembraro immantinente.
     Tutti non men dalla Magnesia nave
     L’intrepido Castor chiamò gli eroi.
     Le man guernite di bovine fasce
     I combattenti, e cuoi ben lunghi attorno
     Alle braccia ravvolti in campo eutraro
     Spirando morte un contro l’altro. In pria
     Lunga, contesa fu, chi di lor due
     Alla spera del Sol voltasse il tergo.
     Ma tu, Polluce, al gran gigante innanzi
     Per maestrìa passasti; ond’egli tutto
     Dardeggiato da’ raggi era nel volto.
     Di rabbia invelenito il piè sospinge