Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/177

     Tutto parea soperchio oltre la pesca.
     Povertate era lor compagna, e nullo
     Vicino a molto spazio, e intorno intorno
     Al logoro abituro il mar nuotava
     Placidamente. Ancor giunto non era
     A mezzo corso il carro della Luna,
     Che l’amata fatica i pescatori
     Destò, e scosso giù dalle palpebre
     Il sonno, allegri mossero un bel canto.
asfalione
Amico mio, non dice il ver chi dice,
     Che l’estate s’accorciano le notti,
     Quando Giove ne reca i giorni langhi.
     Già fatto ho mille sogni, e non è l’alba.
     Son forse anni le notti, o pur m’inganno?
compagno
La bella estate a torto danni. Il tempo
     Non oltrepassa, Asfalion, suo corso.
     Le cure, che interrompono il riposo,
     Son quelle che ti fan lunga la notte.
asfalione
Hai tu imparato a intenderti di sogni?
     lo n’ho fatto de’ belli; e già non voglio,
     Che la mia vision ti sia nascosa.
     Ma vo’ non men che il pesce tutti i sogni
     Teco partir. D’ingegno a nullo cedi.
     Or di sogni un interprete eccellente
     È quei, che ha per maestro un buon ingegno.
     Senza che siamo in ozio, e che ha da farsi
     Chi su le foglie posa in riva al mare
     Nè dorme volentier fra gli spineti?
     Al Pritaneo v’è il lume; e qui si dice,
     Che pescagion v’è sempre.
compagno
                                             Orsù comincia!
     E a me, tuo confidente, il tutto esponi.