Pagina:Callimaco Anacreonte Saffo Teocrito Mosco Bione, Milano, Niccolò Bettoni, 1827.djvu/176

     E a pascolar n’andò pe’ Frigj monti:
     Amò fra i boschi Adon, fra i boschi il pianse.
     E chi er’egli Endimion? Non era
     Bifolco? E sì bifolco amollo Cintia.
     Dall’Olimpo scendeva alle foreste
     Di Latmo, e col fanciul dormìa. Tu, Rea
     Piagni pure un bifolco. E tu pur anco
     Per un garzon di buoi guardiano errando
     Non gisti, o figlio di Saturno? Eunice
     Sola a un bifolco amor negò, costei
     Maggior di Rea, di Venere e di Cintia.
     Or tu, Ciprigna, nè in città, nè in monte
     Amar più il damo, e sola dormi al bujo.


I PESCATORI

Idillio XXI

La sola povertà, delle fatiche
     Maestra, l’arti, o Diofanto, avviva.
     Stuol di cure affannose i lavoranti
     Non lascia riposare, e se taluno
     Pur un po’ della notte il sonno prende,
     Il turban tosto i sovrastanti impacci.
Due vecchi pescator giaceano insieme
     Su stesa in lor capanna aliga secca,
     Appoggiati di frasche a una parete.
     Vicino ad esti stavano gli ordigni
     Di lor mestiero, ami, panieri, canne,
     Algose reti, setolosi lacci,
     Vimini intesti, funi, una pelliccia,
     E una vecchia barchetta su i puntelli.
     Facenn lor capezzale una sportella,
     I vestiti, i cappelli. Erano questi
     Tutti gli arnesi loro, e le ricchezze.
     Nessuno avea nè pentola, nè teglia.