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Pari amor vicendevole, e il gran Giove
Inesansti tesori, che tragitto
Facciano di gentile in gentil sangue.
Dormite l’un spirando in petto all’altro
Amore, e bei desiri; e poi sull’alba
Destatevi. Ogni mal da voi stia lunge.
Noi domattina farem qua ritorno,
Quando il primo cantore schiamazzando
La pennuta cervice alza dal covo.
Tu di tai nozze, Imene, Imen, t’allegra.
IL RUBATORE DI FAVI
Idillio XIX
Una maligna pecchia un dì trafisse
Amore ladroncel, mentr’egli i favi
Dagli alvear predava, e tutti quanti
Forògli i polpastrelli. Ei si dolea,
Soffiava in mano, il suol battea, saltava.
Mostrò il male alla madre, e ben lagnossi,
Che sì minuto animaluccio è l’ape,
E fa sì gran ferite. Ella ridendo
Disse: E tu forse non somigli l’ape?
Picciol sei pure, e sì gran piaghe fai.
IL BIFOLCHETTO
Idillio XX
Eunice mi beffò, quand’io volea
Dolce parlarle, e con pungenti motti
Mi disse: Va in malora. Tu bifolco,
Presumi innamorarmi? O meschinello!
Non ho imparato le villesche usanze,
Mai vezzi di città. Ve’ come guati,