Con un fanciul. Nè à voi d’erbetta molle,
O pecorelle, il satollarvi incresca
Senza punto curar, se poi rimetta.
Pascete, sì pascete, e tutte il seno
Ben ben vi ricolmate, onde una parte
N’abbian gli agnelli ed i canestri l’altra.
Dafni rispose allor soavemente.
dafni
Ver la mia bella dalle giunte ciglia
Me di vitelle guidator dall’antro
Guatò, e chiamommi bello, bello ed io
Neppur render le seppi un brieve motto,
E andai con occhi bassi al mio viaggio.
Dolce è la voce, e il fiato di vitella,
Dolce mugghia il vitel, dolce la vacca,
Dolce è dormir l’estate a cielo aperto
Presso un ruscello. Onor fanno alla quercia
Le ghiande, al melo i pomi, e la vitella
Alla vacca, e le vacche al lor guardiano.
Così cantaro, ed il Caprar soggiunse.
caprajo
Ben hai soave bocca, e amabil voce,
E ben più grato, o Dafni, è udir tuo canto,
Che succiar mele. Or le sampogne prendi
Tu vincitor del canto. E se pur vuoi
Mentr’io vo pascolando ammaestrarmi,
Fia tuo premio una capra senza corni,
Ch’empie sempre di là dagli orli il secchio.
Il garzon vincitor tripudio, e festa
Menò saltando, come cervo salta
Inver la madre. Afflitto l’altro e punto
Restò d’ambascia il cor, come una sposa
Che mesta va la prima volta a nozze.
Indi mai sempre il primo posto s’ebbe
Tra i pastor Dafni e giovincello ancora
Najade Ninfa in matrimonio ottenne.