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106 idilli

     Vèr l’oceàno, i tuoi corsieri, e intanto
     Io seguirò a portar le mie sciagure.
     Addio, o Luna alto-lucente, addio
     Voi stelle tutte, che solete il carro
     Accompagnar della tranquilla Notte.


II CAPRAJO, O AMARILLI,

OVVERO IL TRESCATORE

Idillio III

Vo in tresca d’Amarilli; al poggio intanto
Pascon mie capre, e Titiro le regge.
Titiro, amor mio bello, il gregge pasci,
Menalo al fonte, o Titiro, e quel bianco
Capron di Libia intier ve’ non ti cozzi.
Vaga Amarilli, perchè fuor dell’antro
Più non pieghi la testa, e me non chiami
Il vagheggino tuo? M’hai forse a schifo?
Forse a te, Ninfa, da vicin rassembro
Camuso, e con la barba troppo lunga?
Tu farai sì, ch’io mi sospenda a un laccio.
Eccoti dieci mele: io queste ho côlte
Là donde avevi a me di corle imposto.
Altre n’avrai doman. Deh! volgi il guardo
Al mio fiero dolor. Potessi io farmi
Ronzante pecchia, e nel tuo speco entrando
Strisciarmi giù per l’edera, e la felce
Che ti fa siepe. Or io conosco Amore.
È un Dio crudel. Certo ei succhiò le poppe
Di lionessa, e la sua madre in selve
Nudrillo. Ei m’arde, e sugge infino all’osso.
O Ninfa dal bel guardo, o ciglio nero,
O tutta selce, me capraro abbraccia
Perch’io ti baci. Un piacer dolce è ancora