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100 | idilli |
Alle Parche mancati eran gli stami.
Sì Dafni scese al fatal fiume, e l’onda
Volubile quest’uom grato alle Muse;
Nè discaro alle Ninfe, si rapìo.
Cessate, o care Muse, il canto agreste.
Or tu ne reca a me la capra, e il nappo
Ch’io quella munga, ed alle Muse libi.
Io vi saluto mille volte, e mille,
Muse, e a voi serbo ancor più dolci canti.
caprajo
Piena ti sia di mel, piena di favi
La gentil booca, o Tirsi, e sien tuo cibo
D’Egilo i fichi, poichè meglio canti
D’una cicala. Eccoti il nappo, e senti
Se grato olezza. A te parrà lavato
Dell’ore al fonte. Accostati, Cisseta;
E tu la mugni. Olà, non vi sbrancate,
Caprette mie, che non v’assalti il capro.
L’INCANTATRICE
Idillio II
Testili, dove son gli allori e i filtri?
Fascia quel vaso con purpurea lama
Di pecorella, onde colui, che tanto
M’è crudo, astringa con incanti. Or volge
Il dodicesmo dì, che a me quel tristo
Non vien, nè sa se noi siam vive o spente,
Ne più batte l’ingrato alle mie porte.
Certo l’Amore instabile, e Ciprigna
L’han volto in altra parte. Andrò a trovarlo
Doman di Timageto alla palestra,
E a rinfacciargli il torto. Or con incanti
L’assalirò. Tu, Luna, alto risplendi,