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mente, nella sua sfera d’azione, al gran riscatto italiano.

Non ci è dato entrare in dettagli, giacchè sventuratamente la natura e la mole del nostro libro nel vietano; ma certo riuscirebbe oltremodo curioso e interessante il far conoscere ne’ loro particolari tutte le trame ordite, con coraggio e attività incredibili, nelle varie provincie d’Italia, e sopratutto nelle Romagne e nei ducati, a pro’ della causa nazionale, e ciò sotto gli occhi d’una polizia vigilante e feroce, e di fronte alle baionette e ai patiboli austriaci.

L’Armelonghi ebbe parte principalissima in tutti quei tentativi o preparativi d’azione, e finalmente quando la Duchessa lasciò i suoi Stati, ei fu uno dei membri di quella Commissione di governo provvisorio, che, sorta un po’ prematuramente, venne tre giorni dopo abbattuta dalla reazione soldatesca.

Si refugiò allora per poco l’avvocato Armelonghi in Piemonte, poscia, quando verso la metà di giugno fu inviato a Parma un governatore sardo, egli l’accompagnò e ne fu nominato a direttor dell’interno.

Ritiratisi dopo la pace di Villafranca i funzionari piemontesi, e avendo il commendatore Farini assunta la dittatura di quegli Stati, l’Armelonghi venne ammesso nel gabinetto di quel distinto personaggio con la qualità di direttore degli affari di Parma.

Formato poscia un solo governo pel Modenese, le Romagne e il Parmense, sotto l’unica denominazione di Emilia, nel dicembre dell’anno scorso, l’Armelonghi si ebbe la carica di segretario generale dell’interno, carica che sostenne sino al momento della solenne annessione dell’Emilia al nuovo regno.

Eletto deputato al Parlamento nazionale dal collegio di Carpaneto, provincia di Piacenza, egli è stato ultimamente decorato della croce di cavaliere dell’ordine Mauriziano.