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ricorda, la più mite amministrazione Bianchini, il Caracciolo potè rientrare in patria ove si rimase sufficientemente tranquillo fino al 1859.

Si fu in quest’epoca che il nostro protagonista ebbe a soffrire le più forti persecuzioni per parte del governo borbonico. Arrestato nel settembre per sospetto di cospirazione, siccome non si riusciva ad intentare contro di esso ed altri personaggi imprigionati nel medesimo tempo e per le medesime cause un regolare processo per mancanza di prove, il governo si era deciso ad inviarli tutti nell’isola d’Ustica, quando le energiche rimostranze avanzate dai ministri di Francia ed Inghilterra, nonchè il malcontento che quella abusiva misura aveva eccitato nella popolazione, indussero i ministri di Francesco II a recedere loro malgrado. Rimesso provvisoriamente in libertà, il Caracciolo, due mesi dopo, essendo di nuovo ricercato dalla polizia, fu salvo per mezzo del ministro inglese Elliot, le cui note, scambiate a proposito del nostro protagonista e degli altri amici suoi politici col governo borbonico sono presenti a tutti. — Non possiamo passare sotto silenzio che il Caracciolo fu uno dei fondatori di quel comitato segreto, intitolato dell’ordine, che fu il principale fomentatore della rivoluzione in quella parte di Italia, e servì tanto alla grand’opera dell’annessione delle provincie meridionali.

Sotto la luogotenenza Farini il marchese di Bella, ammesso a far parte della Consulta di Stato, fu inviato in qualità di commissario regio in Capitanata dapprima, indi in Basilicata.

Eletto a deputato dal collegio di Cerinola e contemporaneamente da altri due, il Caracciolo ha optato per il primo. Scrittore elegante e profondo, egli ha pubblicato parecchie memorie filosofiche che si possono leggere nel Museo di scienze e letteratura di Napoli, nonchè nella Rivista italiana e nel Cimento di Torino. — Il marchese Caracciolo è insignito della croce di ufficiale dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.