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4 febbraio dopo la capitolazione del castello. — Da quel momento egli prese parte a tutti i principali avvenimenti che accaddero nell’isola, essendo anche stato eletto dai suoi concittadini deputato al Parlamento. — Incaricato poscia d’una missione diplomatica presso i governi d’Italia, venuto in cognizione che sovrastavano alla sua patria i più gravi pericoli per l’effettuata invasione dei soldati borbonici, si dette premura di rientrarvi, onde dividere i rischi insieme agli altri suoi compatrioti. — Il 21 aprile egli e il suo illustre fratello, lo storico, presero la via dell’esilio, insieme a molti altri nobili siciliani.

Ritiratosi a Genova, visse colà insieme agli altri fratelli, e ridatosi agli studi mandò alla luce vari scritti, pubblicando fra gli altri un libro intitolato: La critica di una scienza delle legislazioni comparate, opera stimata ed apprezzata da molti.

Nominato professore a Firenze, non appena Palermo fu sgombra dei soldati borbonici, Emerico Amari si dette premura di farvi ritorno, ove poco tempo dopo, dal primo collegio elettorale di quella città gli fu affidato l’onorevole incarico di rappresentarlo in seno al primo Parlamento del regno d’Italia.





Palermo è pure la patria di questo chiaro italiano, che vi nacque da un padre conosciuto per la carica che eserciva di direttore delle finanze in Sicilia, e che morendo in ancor fresca età lasciò il figlio Giacinto, che contava appena undici anni alla testa d’una assai numerosa famiglia.

Giovinetto ancora, il nostro protagonista ebbe senno e condotta d’uomo provetto, e applicatosi con tutto fervore al commercio e all’industria si pose in contatto colle genti delle campagne vicine a Palermo, cui seppe rendersi grato e profittevole introducendo molti ammegliamenti nell’agricoltura.