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missione, assumendo con grande abnegazione il portafoglio delle finanze. — Rinunciato anche tale incarico, dopo essere stato eletto alla quasi unanimità dal secondo collegio di Palermo a rappresentante al primo Parlamento italiano, egli ha portato in seno a questa cospicua assemblea il suo patriotismo, i suoi lumi, l’alta autorità del suo consiglio e della sua parola.





Nato nel novembre del 1810 in Palermo, discendente dalla famiglia dei conti Amari di Sant’Adriano, da un padre salito in fama di valoroso oratore politico, come lo attestano gli atti del Parlamento di Sicilia, fece accuratamente i suoi studi nella nativa città, e dotato di quell’ingegno di cui dette di poi sì chiare prove, cominciò tosto a farsi conoscere scrivendo notevoli articoli fin dal 1852 nel Giornale Scientifico. — Da lì a due anni, dalla palestra letteraria passando nell’arringo politico, si mise a parte delle cospirazioni patriotiche, che, nonostante la minaccia di orrendi castighi, si diramavano allora da una estremità all’altra d’Italia. Nè intanto abbandonava già la penna, chè egli dettava varî importanti scritti inserti nel Giornale di Statistica, sicchè nel 1840 veniva eletto a membro dell’istituto d’incoraggiamento, e quindi a professor di storia nell’università palermitana, sebbene contasse trent’anni d’età.

Allorquando nel 1846 si radunò quel celebre consesso degli scienziati, i quali sotto veste di letterario e scientifico intento cercavano d’ispirare agli Italiani sensi di civil libertà e di nazionali aspirazioni, l’Emerico Amari fu chiamato ad intervenirvi, rappresentando degnamente in seno all’illustre Assemblea la patria Sicilia.

Sopravvenuto il 1848, l’Amari fu arrestato alla vigilia del 12 gennaio, nè fu restituito a libertà che il

  1. Questo e il seguente cenno biografico ci furono gentilmente comunicati dal signor Gabriele Colonna.