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Durante il successivo ministero democratico e il governo provvisorio, che ressero lo Stato dopo la fuga del granduca, il Marzucchi restò senza ufficio.

Al momento della restaurazione operata, come ognun sa, in Toscana per voto di popolo il nostro protagonista fu richiamato presso la suprema Corte di cassazione. — Trovandosi ivi il 27 aprile del 1859 in qualità di primo avvocato generale, venne richiesto di assumere il portafogli degli affari ecclesiastici, incarico ch’egli non credè dover accettare, consentendo bensì ad occupare il posto di procuratore generale presso la Corte d’appello di Firenze; pochi mesi dopo, nell’ottobre di quel medesimo anno, fu chiamato al posto rimasto vacante di procuratore generale presso la Corte suprema di cassazione, essendo stato in quel frattempo nominato anche consigliere di Stato in servizio straordinario.

Il governo Toscano incaricò il Marzucchi nel febbrajo del 1860 di venire a Torino per far parte della commissione cui era affidata la revisione del codice civile Albertino. — Quando la Toscana ebbe votato il plebiscito, col quale dichiarava voler far parte del regno italico sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emmanuele, egli fu uno degli abitanti di quella gentile provincia, che vennero onorati della nomina di senatori. — Creato poscia cavaliere dell’ordine Mauriziano. il Marzucchi è stato recentemente promosso ad ufficiale nel medesimo ordine.

Il decreto reale, in data del febbrajo di quest’anno, lo pone nel numero dei quattro vice-presidenti del Senato, per la prima sessione del Parlamento italiano.

La vita così attiva del Marzucchi non gli ha impedito di produrre varî scritti notevoli, che in forma di articoli dette alla luce in quell’ottima rivista che si chiamava l’Antologia di Firenze, articoli relativi specialmente al diritto penale; e negli Atti della reale accademia economico-agraria dei Georgofili, della quale il Marzucchi fu segretario e vice-presidente, leggonsi di lui diversi rapporti, memorie ed elogi, dettati con tale eleganza di stile, elevatezza di pensieri e calore di sentimento, che ne fanno rincrescere di non possedere finora di esso qualche opera di maggior lena.