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Cavaliere dell’ordine Mauriziano nel 1851, nel 1859 fu promosso ad ufficiale nello stess’ordine; oggi, infine, eletto dal 6.° collegio di Torino deputato alla Camera, ove vota coi sostenitori del ministero Cavour, copre anche per elezione de’ suoi concittadini l’elevata carica di colonnello addetto allo stato maggiore generale di S. A. R. il Principe di Carignano.




ALEARDO ALEARDI

deputato.


Una tra le più simpatiche figure che noi facciamo sfilare dinanzi agli occhi del lettore in questo nostro libro — ci si perdoni la frase soldatesca, mentre le cose militari sono all’ordine del giorno — è senza dubbio quella dell’Aleardi.

È un poeta, ma vero poeta, robusto insieme e gentile, dai concetti elevati, soavi e profondi, dall’espressione castigata, originale, soventi ardita, pur sempre venusta, e pittoresca al sommo.

Melanconico, non di quella melanconia affettata ch’era moda qualche anno fa di seminare pei carmi, onde gli adolescenti e le femminucce ven sapessero grado, ma d’una mestizia sincera, spontanea, quasi diremmo involontaria, d’una mestizia che vi fa pensare: quest’uomo ha molto sofferto; oppure quest’uomo ha cercato, ha cercato nella vita... che? un’amico, forse — un amico, intendiamo, come se lo fabbrica nella sua mente un poeta — o una donna, ma qual donna! — e non ha trovato, o ha perduto, e si sente solo, o piuttosto si sente incompleto e si lagna, senza avvedersene quasi, il tapino, e quand’anche s’attenti a cantarvi l’osanna, le corde della sua lira non sanno farlo che in toni minori.

La melanconia, però, nell’Aleardi non è mica assorbente, non è mica uno scopo, non lo rende mica nè egoista, nè misantropo, nè inetto; lungi, lungi di là: è un colore, una veste, diremmo quasi una forma,