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con repugnanza dall’una parte e dall’altra, ben presto divenne micidiale, accanito. Le truppe del generale Oudinot furono dopo quattr’ore di pugna respinte con gravi perdite; un numero assai ragguardevole di prigionieri fu tratto in Roma. Bixio, che si distinse moltissimo in quell’importante fazione, ne fece alla testa della sua compagnia più di 500. Garibaldi, secondo il solito, durante la battaglia animava le sue genti, non solo colla voce, ma eziandio coll’esempio. I Romani al suo rientrare in città gli fecero un’ovazione delle più entusiastiche.

Sospese le ostilità contro i Francesi, l’eroe di Montevideo, che non poteva restare un momento nell’inazione, parte con una colonna alla volta di Palestrina, ed incontrata colà l’avanguardia dell’esercito napoletano, che muoveva alla volta di Roma, la carica arditamente, la respinge, e induce il re Ferdinando II ad ordinare la ritirata di quella porzione delle sue truppe. Rientrato appena in Roma, il nostro eroe muove incontro all’altro corpo d’esercito napoletano che si avanzava sulla via Appia, ed aveva già occupato Velletri.

Sotto le mura di questa città Garibaldi alla testa dei suoi cavalieri si scaglia contro il reggimento de’ cacciatori a cavallo di Napoli, comandati dal colonnello Colonna, e sopraffatto dal numero de’ nemici, quattro volte superiore alle proprie genti, malgrado l’indomita sua gagliardia è rovesciato a terra, e sta quasi per soccombere, quando una sua ordinanza uccide d’un colpo di pistola l’ufficiale napoletano che è sul punto di ferire forse mortalmente il futuro liberatore delle due Sicilie.

Accorsa l’infanteria garibaldina in ajuto al suo capo, questi, già rimontato a cavallo, riprende di subito l’offensiva, fuga i soldati di Ferdinando II, e si spinge nell’inseguirli fin sotto le mura di Velletri.

Si sa come durante la notte i Napoletani operassero una pronta ritirata verso Terracina. Se il generale Roselli avesse in tal circostanza acconsentito a secondare la proposta del suo ardito collega, quella ritirata avrebbe per avventura potuto essere seriamente inquietata, se non del tutto impedita — le forze della repubblica es-