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all’Assemblea francese (2 luglio 1828) che avanti il loro ritiro i ministri non potessero prendere veruna cautela onde migliorare la propria condizione; e meno ancora ottenere titoli e favori, se non dopo decorso un certo intervallo di tempo, affinchè non lasciassero, ritirandosi, uno dei loro al ministero per confermare o accordare ad essi uscenti onori, pensioni e dotazioni, nella medesima guisa in cui nella marina il capitano resta a bordo del proprio vascello fino a tanto che l’equipaggio sia in salvo.

«Tali proposte non sarebbero affatto necessarie se tutti i ministri assomigliassero ai d’Azeglio e ai Galvagno. Quest’ultimo, infatti, lungi dal lasciare dietro sè qualcheduno per firmare quel genere di decreti ai quali il signor Dupin faceva allusione, ricusò perfino, deponendo il portafogli, il posto di consigliere di Stato che la Corona gli offriva. Se ne andò dal Ministero colla soddisfazione dell’onest’uomo, felice di occupare ancora il suo scanno di deputato e riprendere le cure del foro, neglette da lungo tempo.

«Il Galvagno appartiene a quel gruppo d’uomini che vanno debitori alla nuova forma del governo stabilito nel 1848 in Piemonte della fama che li circonda; senza questo gran mutamento nella cosa pubblica, sarebbe citato come un sapiente e profondo giureconsulto, come un modello di probità; ma il popolo non avrebbe mai salutato il suo nome con riconoscenza pei servigi da lui resi al paese e per la nobiltà del suo carattere, non ismentitasi mai nei pubblici affari.

«Uno dei grandi benefici, fra gli altri molti che rendono prezioso il regime rappresentativo, si è quello di trarre fuora dalla vita modesta della famiglia, del foro, della scuola, le migliori intelligenze del paese, la cui potenza non riceverebbe il suo completo sviluppo se le attrattive che offre la vita pubblica non le chiamassero. È un piedistallo per tutti coloro che ambiscono reputazione servendo la patria, ma, un piedistallo, gli è vero, la cui base è fatta di carboni ardenti, sulla quale può soltanto mantenersi colui che, forte della coscienza di fare il bene, non impallidisce davanti l’odio sfrenato dello spirito di parte, le vili