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coi voti; egli vi rimaneva del tutto estraneo. Perchè? perchè non ammetteva la possibilità di riuscita di quegli eroici conati!

Intanto, tornato in Milano, il Ferrari, immerso nella lettura del Vico, e delle opere di David Hume e di Kant, non si distaccava dallo studio e dalla meditazione di quelli che per fantasticare a sua guisa attraverso le ampie e nebulose regioni della metafisica la più trascendentale. Ben presto gliene derivò un tal fermento d’idee, un tal urto d’ipotesi, un tal divagamento di raziocinî, ch’ei dovette farsi un bel giorno, non senza molta apprensione, la seguente domanda: Son io pazzo?

E siccome non si sentiva forse in grado di darsi una risposta abbastanza definitiva e rassicurante, volse gli ocelli intorno a sè per cercare un medico dello spirito nella cui scienza avesse potuto riporre sufficiente fiducia da ammettere per buona e incontrovertibile la di lui diagnosi, e alle prescrizioni del quale gli fosse dato uniformarsi con pieno convincimento di pervenire, così facendo, a calmare e riordinare il formidabile caos che tumultuavagli nel cervello.

Non ebbe a cercar molto, nè lungi: Romagnosi era a Milano e il Ferrari non esitò un istante a recarsi presso di lui.

Certo, se possedessimo un processo verbale della conversazione, durata più di due ore, tra il giovine e il vecchio filosofo, dubitiamo assai che potessimo resistere alla tentazione d’inserirlo qui per intiero. Ma siccome quel processo verbale non l’abbiamo, così ci limiteremo a dire che il Ferrari uscì dall’abboccamento assai più calmo e securo di ciò che il fosse recandovisi. Alla seconda visita che il nostro protagonista fece a Romagnosi nacque fra i due un’intimità tale che poteva quasi definirsi amicizia. Naturalmente, l’uno fu il discepolo, l’altro il maestro. Con sì dotta guida e con una passione per lo studio qual si aveva il Ferrari, i progressi di lui furono pronti, maravigliosi. Il vecchio filosofo gli schiudeva tutto un nuovo e più ampio orizzonte; e sopratutto gli additava i secreti e più spicci sentieri per addentrarsi nel cuor della scienza.