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un pianto universale. L’afflizione non potea però a meno di essere in essi momentanea, alla superficie del cuore; in me avea radice nel più profondo di esso. Io aveva presa abitudine ed una seria occupazione, compiendo al tempo stesso un’opera buona. Trovarmene privo ad un tratto, era un gran vuoto nella vita, era cosa insopportabile.»

Rigettato violentemente a quel modo fuor della vita quieta e omogenea che si era creata, l’Arrivabene viaggiò onde tentar di distrarsi e di consolarsi, poi non tardò, rientrato in patria, a prender parte alla cospirazione lombarda del 1821 che doveva appoggiare e secondare l’insurrezione che stava sul punto di scoppiare in Piemonte.

Una conversazione avuta con Silvio Pellico, e nella quale questi gli parlò d’associarlo alla Carboneria, proposizione che fu respinta dal conte Giovanni, una gita in campagna insieme a Pecchio, Borsieri, Bossi e Castiglia, in cui si trattò delle misure da prendersi nel caso che i moti rivoluzionari che stavansi preparando in Piemonte fossersi effettuati, una somma di 1000 franchi rimessa a Pecchio nell’interesse della rivoluzione stessa, furono tutti i delitti politici commessi dall’Arrivabene. Ei doveva scontarli con una prigionia di più mesi, con la condanna a morte in contumacia, con la confisca di tutti i suoi beni, coll’esilio perpetuo. Eppure l’Arrivabene, spirito calmo e riflessivo, tutt’altro che cospiratore, non si faceva illusione sulle cose d’Italia in quell’epoca, giacchè nelle sue memorie ci mette a parte delle riflessioni che gli si affacciavano al pensiero in quello stesso in che poneva a repentaglio la sua libertà e la vita per sostenere una impresa da esso giudicata superiore alle forze degl’italiani ed assurda.

Rendiamo la parola al nostro autore per udire da lui come accadesse il suo arresto; è uno squarcio troppo interessante perchè vogliamo privarne il lettore.

«Era l’ultimo venerdì di maggio 1821. Io era alla Zaita — sua villeggiatura, sei miglia distante da Mantova — in compagnia di alcuni amici. Erano le due dopo mezzogiorno. Facea gran caldo. Io mi era ritirato nella