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padri Scolopi, si diede con tutta la possibile attività allo studio delle leggi, riuscendo nel 1816 ad ottenere la laurea in diritto, e ad essere ammesso a esercitare l’avvocatura presso la magistratura di Napoli.

Nel 1820, il De Monte inspirava già tanta fiducia ai suoi concittadini, che essi gli confidavano il grado di capitano della guardia nazionale; nell’anno susseguente, egli era proposto dalla gran corte civile cui dal sovrano erasi commesso il relativo incarico a procuratore del Re in uno dei tribunali suburbani, e poscia designato a quello di Avellino. Ma il De Monte che non aveva fede nelle promesse e nei giuramenti borbonici, rifiutò quelle cariche mantenendosi in una giusta ed onestà via d’indipendenza, che gli valse semprepiù la stima dei suoi concittadini. E di questa stima egli ebbe una prova ancor più palese, allorchè dopo avere nel 1835 rifiutato il nuovo impiego di giudice, al quale fu nominato dal Governo nel tribunale civile di Napoli, venne dai suoi colleghi avvocati eletto a membro della camera di disciplina.

Nel 1816, il De Monte veniva nominato a governatore fiscale del pio istituto di Sant’Ivone,le cui opere consistono principalmente nella gratuita difesa dei poveri, e nell’anticipazione delle spese, per quella difesa occorrente.

Novella prova e solenne dette il De Monte della sua devozione alla libertà, quando nel 1849 si rifiutò formalmente insieme a sei altri soli suoi colleghi della camera di disciplina degli avvocati, a sottoscrivere l’indirizzo al re per l’abolizione della costituzione.

Nel mese di febbrajo del 1860 fu eletto consigliere provinciale, quindi nel novembre del medesimo anno venne nominato procuratore del re presso l’amministrazione diocesana. Decurione della città di Napoli, vice-presidente della commissione per la raccolta e distribuzione dei soccorsi alle classi povere, il 30 dicembre sempre dello stesso anno il Governo sanzionava dal canto suo quelle luminose prove di fiducia e di riconoscenza date al De Monte dai propri concittadini col nominarlo consigliere della corte suprema di giustizia, ed elevandolo all’alta dignità di senatore