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Creato colonnello deila guardia nazionale egli si applicò con la maggiore sollecitudine possibile all’istruzione di questo sceltissimo corpo, alla cui testa rimase per ben cinque anni.

Nel 1856 i suoi concittadini, riconoscenti per tante cure da esso prodigate alla nobile città che gli aveva dato la nascita, lo elessero deputato al Parlamento nazionale, ove fu per tre legislature consecutive, rieletto e dove apportò tutta quella indefessa sollecitudine che egli suole recar sempre in quelle imprese o in quelle occupazioni che riguardano i patri interessi.

Nominato membro di moltissime commissioni e relatore di varie di esse, ebbe anche il vanto di presentare alla Camera e di pervenire a fare approvare da essa un progetti di legge relativo alla costruzione della ferrovia delle due riviere, e ciò malgrado la vivissima opposizione sollevata nel Parlamento contro questo progetto.

La brillante e gloriosa campagna di Lombardia che pervenne a fare libera finalmente e fidente nei suoi alti destini l’Italia, valse a recare gravi cimenti e interni lutti all’anima commossa del nostro protagonista.

Nizza, che per ben due volte servì d’asilo ai suoi sovrani spossessati; Nizza, la fedele, le cui armi parlanti, a memoria dell’assedio del 1554, portano una donna armata coll’elmo in testa, ed il petto scoperto mostra sul suo cuore la croce di casa Savoia; Nizza la culla di Garibaldi, italiana pel suo passato e pel suo bel cielo se non l’era per la situazione geografica e per l’idioma; Nizza infine doveva passare nelle mani dei Francesi, pel trionfo di quel gran principio, che agl’Italiani importa tanto diveder vittorioso, quello diciam noi, di concedere alle nazioni i propri confini naturali.

Noi non possiamo certo far carico al conte Laurenti Robaudi se egli si sentì preso da profondo sgomento quando gli fu noto il patto, mediante il quale la sua città nativa cessava d’appartenere all’Italia per divenire francese.