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non ebbero dal tempo passato, mi conducono a rin graziare che abbia lasciato ad altrui quei compiti che possono più facilmente allestirsi, avvegnachè la difficoltà rimane più grande nell’applicare e rendere fruttuoso il deliberato dai poteri dello Stato.

Desidero che questa memoria sia gradita sebbene disornata, scusandomi la spartanità del soggetto che ripugna a fulgori; e auguro che per la sua virtù siano le parole che lo riguardano, care quant’egli è grazioso d’ogni suo studio al bene di chi è in godimento dei suoi onorati servigi.

luciano scarabelli



senatore.


E questi pure è uomo di lettere distintissimo e uomo di cuore caldo d’amor patrio, e carattere aureo, saldo e ammirevole.

Gli scritti in versi ed in prosa del Centofanti, troppo rari per isventura, sono di quelli che danno un sollievo all’animo e un pascolo alla mente tali da non sapere distaccarsene. La sua parola è magica, e sia che la si oda nel conversare, sia che la ci pervenga all’orecchio dall’alto della cattedra, ci commuove, ci persuąde, c’incanta.

È da deplorarsi che il professore Centofanti non abbiasi ancora fatto sentire dalla tribuna senatoria; andiamo convinti ch’egli otterrebbe uno splendido successo. Centofanti, modesto quanto devoto all’avvenire d’Italia, ha sofferto ogni sorta di privazione, onde non isconfessare la sua nobile e patriottica professione di fede. La cattedra che gli era già da gran tempo dovuta, non gli è stata concessa che quando l’opinione pubblica l’ha reclamata irresistibilmente per lui.

Eppoi, nelle vicissitudini del 1848, quando il Montanelli si gettava nelle braccia della demagogia, il professore Centofanti ne lo riprendeva con quell’autorità che gli davano sopra di esso l’averlo avuto ad allievo, e d’essergli stato un vero padre intellettuale.