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In Torino il conte Pasolini non piacque meno di quello che fosse piaciuto a Milano.

La di lui squisita gentilezza, i modi amabili e dignitosi, lo resero accetto a tutti, e nelle serate date da esso conveniva l’eletta della cittadinanza.

Elevato alla dignità di Senatore il Pasolini ebbe ben presto splendida occasione di rendere più eminenti servigi all’Italia e di dar nuovo saggio dell’alta sua prudenza ed abilità d’uomo di Stato.

Caduto il ministero Rattazzi, non tanto per le conseguenze luttuose del dramma svoltosi ad Aspromonte, quanto per le giuste e generali lagnanze sollevate dall’improvvida sua amministrazione, il conte Pasolini ricevette il difficile quanto rilevantissimo incarico da S. M. il re Vittorio di adoperarsi onde comporre il nuovo gabinetto.

E si fu mediante le abili e concilianti di lui cure che il ministero, presieduto di nome più che di fatti dall’illustre Farini, potè costituirsi; ministero in cui il nobile conte dovette, malgrado la vivissima di lui ripugnanza, accettare il portafogli degli affari esteri, da lui tuttavia ritenuto per breve spazio di tempo, e ceduto al proprio segretario generale Visconti-Venosta.

La condotta da esso tenuta in tale occasione valse al Pasolini un ben meritato accrescimento di fama e la riconoscenza dell’intero paese.

A quest’ora l’onorevole conte ha ripreso ad esercitare le sue funzioni di prefetto di Torino che, in previdenza, non erano state ad altri affidate.


senatore.


È toscano, ha studiato legge nell’università di Pisa e di buon’ora è entrato nella carriera della magistra tura.

Le sue cognizioni assai estese in fatto di giurisprudenza, l’applicazione indefessa nell’adempimento dei propri offici, la pubblicazione di alcuni scritti in ma-