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abbiam tenuto discorso, in quantochè essi, se non giovano alla patria perchè si astengono dal cooperare efficacemente alla pubblica amministrazione, sono però incapaci di nuocerle, dacchè per quanto dissentono dall’indirizzo dato alle faccende del paese coloro che sono chiamati a reggerne i destini, non vi è mai caso che si adoperino in maniera palese o subdola ad imbarazzar loro il cammino, o a suscitare opposizioni di natura tale, da volere turbare l’ordine pubblico.

Uno di questi uomini è appunto il De Riso, intorno al quale dobbiamo ora dare alcune esatte notizie a chi legge.

Egli è nato a Catanzaro, capoluogo, come ognun sa, della Calabria Ulteriore Seconda, nell’anno 1813. Trascorso in famiglia quella prima età infantile che si può dire sia la sola, nella quale l’uomo gode di una felicità senza nube e senza rimpianto, studiò le prime discipline, sotto la guida stessa degli amorevoli genitori, e nel liceo della città nativa.

Era appena giunto il De Riso all’adolescenza, che ebbe a provare una gravissima perdita, quella del padre, uomo probo e patriottico, se mai ve ne fu. Fortuna per Tancredi, che la di lui madre era una di quelle egregie donne, le quali comprendono l’alta missione affidata loro dalla Provvidenza qui in terra e sanno dedicarvisi con una fermezza ed una spontaneità non mai abbastanza lodevoli ed ammirabili. Essa, benchè giovane ancora, tralasciò di assistere, a quegli svaghi, a quei divertimenti, a quelle distrazioni più o meno piccoli, alle quali troppo di frequente le dame e le donne italiane sovr’altre si lasciano trascorrere, per attendere unicamente alla direzione della famiglia composta di otto figli, e alla sorveglianza assidua degl’interessi loro. Tancredi, una volta che ebbe terminati gli studi letterari e filosofici, si recò in Napoli onde apprendervi le scienze, ed istudiare, nel medesimo tempo, sul gran teatro di quella popolosa metropoli, quel libro voluminosissimo e di cui non saprebbonsi mai abbastanza svolgerne le pagine, che nomasi l’esperienza della vita umana.