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col quale seppe servirsene valse ad attirargli l’ammirazione anche dei suoi contraddittori. Pochi deputati hanno pronunciato discorsi così forbiti di stile e di lingua, nonchè contenenti idee più dignitose, pensieri più elevati, di quello che ne contenessero le orazioni pronunciate dal Cairoli. Le quali, sebbene informate a uno spirito di liberalismo dei più avanzati, tuttavia sapevano tenersi nei limiti di quella moderazione di forme, tanto necessaria per far si che la parola di un oratore possa venire ascoltata e produca effetto anche sugli stessi suoi avversarii.

La discussione avvenuta in Parlamento intorno all’interpellanza sulle condizioni della Sicilia, indussero il Cairoli a seguire l’esempio dato dal suo illustre amico il generale Garibaldi, e a ritirarsi dalla Camera insieme a varii altri dei proprii colleghi della medesima screziatura.

Tutti però accettarono di nuovo le candidature loro offerte, è riuscirono ad essere di nuovo eletti, tornando cosi alla Camera più forti ed autorevoli di prima perchè ritemprati alle acque del voto elettorale; le eccezioni furono poche: Bertani, Saffi, Libertini e Cairoli rimasero soli esclusi.

Libertini riuscì a trionfare più tardi e dopo accanita lotta, nel collegio di Acerenza; Cairoli sostenuto vigorosamente da Garibaldi e da tutto il partito estremo, assai predominante nella metropoli partenopea, potė dopo una lotta assai accanita, essere rieletto nel primo collegio di quella città.

Intanto però che accadevano queste vicissitudini elettorali, il Cairoli sopportava con un’intrepidezza delle più maravigliose, un’operazione dolorosissima mediante la quale riusciva a guarire quasi completamente, del terribile incomodo ond’era travagliato a cagione del raccorciamento del tendine di cui abbiamo avuto occasione di parlare più sopra.

La cosa ci sembra valer la pena d’esser descritta giacchè ridonda a lode dell’operatore, nonchè ad elogio pure del coraggio e della fermezza invincibile del Cairoli.

L’operazione consisteva adunque nel taglio di quel