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come si vede, noi eccettuiamo le religiose –, la devozione cioè verso quella santissima quanto carissima cosa che si chiama, la patria.

I più virtuosi tra gli antichi, quelli i cui nomi suo nano ancora viventi e citati in esempio sulle bocche di tutti gli uomini dabbene, ci hanno lasciati mille fatti luminosi a provare che nulla hassi da avere qui in terra che stia sopra alla patria.

V’ha egli amore più forte, più legittimo, più rispettabile di quello che un padre nutre verso i suoi figli? Or bene. Bruto non gli ha essi condannati perchè mancarono al loro dovere verso la patria? E il nome di Bruto non è egli onorato, tra i più onorati?

Che valore può mai egli avere un giuramento dato a un sovrano, quando questo sovrano torce il suo ferro parricida contro la gran madre comune?

E si dovrà esser sordi all’appello di questa, l’appello veramente sovrano e irresistibile, per ascoltare quello di un uomo, che ha avuto l’imperdonabile torto di mettersi in lotta con essa, e che chiede il soccorso delle vostre armi, per riporle il giogo sul collo?

Ma si dice, il militare a qualsiasi arma appartenga, deve essere sopratutto disciplinato, cioè deve chinare il capo dinnanzi ai voleri dei suoi superiori non discutere, non muovere obbiezioni, obbedire, in una parola e null’altro, pare. Dove anderebbesi, si aggiunge,se il soldato avesse a permettersi di esaminare e criticare il comando trasmessogli dal suo capo diretto, il quale dal canto suo potrebbe agire nella medesima guisa o a un dipresso circa le ingiunzioni fattegli dal suo superiore? La disciplina non esisterebbe piú, e senza disciplina non vi sarebbero armate.

Questi ragionamenti, giusti in principio, non sono affatto applicabili nel caso nostro.

Non tutti i giorni accade che una nobile nazione, qual si è l’Italiana, oppressa per secoli da un regime di sovranucci disputici federati a suo danno sotto l’egida e la presidenza del tiranno principale, l’Austria, mediante applicazione della famosa dottrina che si riassume in quelle due parole: divide et impera, riesca per un concorso inaudito di provvidenziali circostanze,