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«Quel che pensava allora lo penso tuttora, solamente le condizioni d’Europa sono ora diverse, e quei compensi per l’Austria che allora non erano sperabili, ora sono per avventura probabili.

«Io non chiedo, o signori, se, in occasione della nostra adesione al trattato anglo-francese, ci sieno state fatte promesse di compensi; anzi credo che queste promesse non esistono,ma credo che questi compensi sono nella natura delle cose, perchè comandati da quell’equilibrio politico europeo che si tratta di sostenere; noi d’altronde ben sappiamo come in tutti i congressi europei, semprechè si diede opera a stabilire quest’equilibrio, lo stato nostro fu soggetto di particolari sollecitudini; che parecchi vantaggi abbiam conseguiti e maggiori furono proposti e dall’Inghilterra appoggiati; e parmi che possiamo aver fiducia che, se l’Austria alla conclusione di questa guerra otterrà altrove aumento di territorio, pari vantaggi dovremo aver noi in Italia.

«Un illustre e compianto nostro collega in un’acclamatissima opera sua, già pronostico gli avvenimenti di cui siamo ora spettatori; eppur ci disse che quelli sarebbero le Speranze d’Italia. Or dunque, dopo essere stati tanto arditi nell’ultima guerra, esiteremo noi a prender parte a una lotta da cui ne può derivare maggiore importanza al nostro Stato, che pur è la principale speranza d’Italia?

«Io non esito a dichiarare che sarebbe a desiderarsi che i gabinetti europei riconoscessero concordi la convenienza di preferire un’equa transazione fra tutti e in tutto al dubbio vantaggio della vittoria, e che l’Europa, mercè la saviezza di coloro che governano, venisse a scampare ancora questa volta alla prova di una nuova guerra generale, che nella condizione degli spiriti potrebbe riuscire tremenda per l’umanità intera.

«Ma affinchè la transazione sia una verità, e possa consolidarsi in pace durevole, anzichè convertirsi in semplice tregua, è pur d’uopo che abbia garanzia di continuazione, e fra le garanzie della pace generale, non v’ha chi non veda esser principalissima quella