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regno subalpino; ci sembra prezzo dell’opera dare un saggio ai lettori dei discorsi da esso proferiti in occasioni solenni di discussioni riguardanti i più vitali interessi della patria italiana.

«Citeremo quindi alcuni brani di quello ch’egli pubblicò sul Piemonte e che doveva esser da lui tenuto per appoggiare la spedizione di Crimea, quindi riprodurremo gli squarci i più notevoli di un’altra non meno importante orazione ch’ei pronunciò nella circostanza in cui si discuteva nella Camera elettiva intorno al trattato di pace stipulato in Parigi il dì 30 marzo 1856.

«Il chiaro barone cominciava il primo dei due citati discorsi, col dire ch’ei si proponeva di provare che lo Stato era principalmente interessato nella gran lotta di cui si trattava, e che quindi non poteva senza grave pericolo, indugiare a prendere quel partito che gli era comandato dal principio della propria conservazione.

«Per darvi questa dimostrazione, proseguiva a dire l’oratore, mi occorre, o signori, chiamare l’attenzione vostra su parecchi fatti che appartengono all’istoria, dai quali, secondo il mio modo di vedere, sorge una serie di considerazioni che per avventura non furono abbastanza presenti a coloro che sul trattato sinora hanno con tanta facondia ragionata. Dappoi un secolo a questa parte in fondo a tutte le questioni, nelle quali l’Europa fu interessata, si palesò una questione gravissima d’interessi diversi ed estesissimi, la quale si riassume nella lotta di due sistemi, quello continentale e quello che, per antagonismo, chiamasi inglese, cioè quello d’equilibrio.

«Il sistema continentale consiste nell’unione delle principali potenze europee collo scopo di escludere dal continente l’influenza dell’Inghilterra e del suo commercio, e nel combattere così la di lei supremazia sui mari.

«Già sin dal secolo scorso allorchè le provincie inglesi dell’America settentrionale, appoggiate dall’all’alleanza della Francia, alla quale si aggiunse quella della Spagna e dell’Olanda, propugnavano l’indipen-