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dati di diverso colore, non un collegio in cui non si fossero messi in azione tutti i mezzi di che un partito può disporre.

«Gli elettori di Cortemiglia, liberali ed illuminati, furono sordi alle insinuazioni del confessionale e della sagristia e mandarono al Parlamento il loro antico deputato. Stabilita la Camera, l’indignazione del paese pei cattivi effetti che aveva portato l’ingerenza del clero nelle elezioni, e le circolari dei vescovi, si manifestò legalmente per mezzo delle proteste che si mandavano dagli elettori al Parlamento, ch’è il naturale loro protettore contro i novelli eletti.

«Allora la Camera a grande maggioranza stabiliva il principio d’inchiesta, il quale solo poteva restituire alla Camera elettiva quell’autorità e quella confidenza che aveva perduto dal momento che la nazione avesse il sospetto che alcuni deputati non erano la vera e genuina espressione delle idee liberali del paese, ma usciti dall’urna mediante l’influenza di un partito e la pressione religiosa. Or bene, tanto in questa, quanto nella questione dell’esclusione dei canonici dalla Camera, il deputato di Cortemiglia fu tra i pochi liberali che votarono con la destra, e questo forse perchè egli volle considerare la questione con un atto politico come un’osservazione della minorità della Camera, fatta dalla maggioranza per motivi di politica.

«Ad onta di ciò il barone Sappa non appartiene al partito che dicesi conservatore, che se nell’ultima costituzione dell’ufficio della presidenza gli mancarono i voti dei suoi amici liberali, non ebbe però quelli della destra.

«Nell’ultima discussione della legge che restringe la libertà della stampa, egli votava in favore del ministero e della legge da esso proposta.

«Il barone Sappa diresse al redattore del giornale La Sentinella delle Alpi la lettera seguente, a proposito della pubblicazione da esso fatta, lettera che noi crediamo opportuno riprodurre pur anco per intero:

«Torino 18 maggio 1858.


«Illustrissimo signore,

«Ho letto i due articoli che la redazione di cotesto