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«Debbo fare osservare all’E. V. che dalla relazione del questore, che asserisce essersi trovato presente, resulterebbe che il fuoco fosse partito non dalle guardie, ma dai carabinieri.

   Torino, 22 settembre 1864.

12 1/2 pomeridiane.

Devotissimo
«Firmato Peruzzi


«Il generale ritiene che questa lettera sia stata scritta pochi momenti dopo l’ammessa conferenza avvenuta al ministero dell’interno in seguito dei dolorosi casi di piazza San Carlo, nella quale soltanto avrebbe accettato l’incarico del mantenimento della quiete pubblica, e soggiunge:

«Con questo biglietto il ministro dell’Interno affrettavasi, come ben si capisce, ad informarmi di aver subito disposto per l’adempimento di una delle condizioni da me imposte, pochi momenti prima per l’accettazione dei poteri accentrativi, quella cioè che la compagnia delle guardie di pubblica sicurezza, fosse immantinente allontanata da Torino, condizione che non avrei mancato di esigere la notte del 21 al 22, nella circostanza in cui si vuole dubitare che io abbia ricevuto la doppia autorità. Mentre tale mia esigenza era fondata sulla certezza che la mala condotta di esse guardie, nel pomeriggio del 21 era stata la cagione prima e provocativa di ogni ulteriore sciagura, (Lettera del generale Della-Rocca). Qui ancora apparisce inesatta la sua ricordanza; imperciocchè quel biglietto non fu invece che la risposta ad una lettera scritta dal Gran Comando al ministro dell’Interno.

«La lettera era la seguente:

   «Gran Comando del 1 ° Dipartimento militare,

«Il questore scrive che fu fatto fuoco dai rivoltosi mentre si facevano le sommozioni e che le sue guardie dovettero rispondere. Ciò non è chiaro; ma sicuramente il fuoco mal diretto delle guardie di polizia mi uccise e ferì molti de’ miei, fra cui gravemente il colonnello Colombini..

«Ho mandato due altri battaglioni (che fanno quattro) e una batteria in piazza San Carlo, per la difesa della Questura.