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tratto la questura da esso finallora coperta, parve abbandonarla e fu cagione che agenti di sicurezza pubblica e carabinieri, perduta letteralmente la testa, facessero fuoco all’impazzata davanti a sè, colpendo nella folla difensori e aggressori.

Egli è perciò che noi non vorremmo che si gridasse a proposito di quelle due sciagurate giornate la croce addosso a nessuno, fuorchè, ben inteso, a quei tristi che furono gl’istigatori, i promotori di quei fatali di sordini, che per disgrazia d’Italia andarono poi più lungi ed ebbero più funeste conseguenze ch’essi non prevedessero. Imperocchè fatalità volle che ministri, generali, truppe, agenti di polizia e carabinieri si trovassero in qualche modo e ciascuno in ciò che lo riguardava, sopraffatti dagli avvenimenti, e trascinati da essi fuori della via che avrebbero voluto e dovuto percorrere; con questa distinzione tuttavia, a parer nostro, che chi si mostrò più d’ogni altro all’altezza delle circostanze, chi più fu compos sui ed ebbe maggior merito ad esserlo, chi fu calmo e più degno, sebbene sapesse che tutto quel trambusto si faceva in odio a lui, si fu appunto il ministero; e noi confidiamo che la gran maggioranza degl’Italiani lo sappiano e lo dimostrino.

Ed è perciò che non possiamo passare al generale Della Rocca una frase della sua lettera, la quale ci sembra dettata da un’animosità che non intendiamo perchè debba essere in lui, e che ad ogni modo non istimiamo dignitoso per parte sua il dimostrare, e questa frase è quella colla quale ci dà ad intendere come la calma potesse essere mantenuta nella giornata del 23 senza veruna difficoltà, mentre la notizia della dimissione del ministero bastò di per sè a ricondurla.

Qualunque fosse l’opinione del generale Della Rocca intorno al modo di governare tenuto dal gabinetto Minghetti-Peruzzi noi non possiamo comprendere com’egli possa lasciarsi trascorrere a manifestare in guisa più o meno palese la soddisfazione da esso provata per la di lui caduta, e ammetta che questa caduta dovesse in qualche maniera succedere appena si producevano i primi moti di piazza, onde evitare che questi crescessero di forza e d’importanza.